domenica 31 gennaio 2010

Fenomenologia del reclamo

Quando devo andare in centro, da brava cittadina e persona piena di senso civico, uso l'autobus (non è vero, lo ammetto. Non si può entrare in centro in auto e comunque non sono una persona che ama impazzire alla ricerca di un parcheggio).
Quando uso l'autobus, metto le cuffie e lascio liberi i pensieri. I quali, in questo caso particolare, si sono forse accaniti contro di me riportandomi alla mente uno dei momenti per me più difficili del 2009: il taglio dei capelli.
Come chi ha un tesoro per le mani e non se ne rende conto, in quel dei primi di giugno decisi di tagliare la mia chioma folta e bellissima. Portai alla parrucchiera una fotografia del taglio desiderato, chè non mi fido delle mie descrizioni. Non vi racconto la fase di taglio, perchè sarebbe angosciante come un film horror.
Esco dal salone e piango, mi lego i capelli e li scombino. Sembravo mia nonna, non scherzo. Volevo un taglio sbarazzino alla Cameron Diaz in "Tutti pazzi per Mary", mentre mi ritrovo ad assomigliare a un'ottantenne.
Come sia riuscita a non uccidere cruentemente la parrucchiera, non lo so.
Sta di fatto che, ripendandoci, mi è venuto in mente di scrivere una bella lettera di reclamo, e lì mi sono accorta di un dettaglio che avevo notato in alcuni miei clienti.
Il reclamo porta sempre con sè un astio tale per cui ci si inventa storie e si ingigantiscono i fatti.
Avevo infatti in mente di scrivere che la parrucchiera mi aveva trattata in modo scortese (non del tutto vero, però era molto sgodevole, quando tentavo di attaccare discorso mugugnava e ho avuto la sensazione che mi abbia tagliato male i capelli per questo motivo), che aveva avuto la ferma e consapevole intenzione di danneggiarmi perchè non le stavo simpatica e che, sul lato destro della chioma, aveva addirittura sforbiciato a caso (questo lo penso tuttora).
Ripensandoci, a lei forse non fregava un accidente del taglio che io volevo e ha semplicemente fatto male il suo lavoro.

Memo

Devo ricordarmi che il mio prossimo post s'intitolerà "Fenomenologia del reclamo".
Sì, quella situazione in cui volete scrivere una lettera piena di proteste. Ecco: ho notato alcune cose divertenti.