lunedì 21 dicembre 2009

riflessioni sparse:

- vorrei essere un tipo di persona che non sono. Mi piacerebbe tanto, ma non lo sono. Più mi sforzo e più mi pesa, eppure farsi accettare richiede questo. Richiede questo? Sono io strana, particolare?

- dove c@#§o sono gli spargisale? É mai possibile che una grande città sia congestionata in questo modo? Oltre agli spargisale: e gli spalatori? Possibile che due giorni dopo la grande nevicata le strade siano ancora occupate per due terzi da neve, con le automobili collocate in (dis)ordine sparso qua e là? Dov'è l'amministrazione comunale, o chi per lei?
Mica pretendo le strade vuote. Con tutta la disoccupazione che c'è, pagare per qualche giorno disoccupati che liberino le strade dalla neve sarebbe una cattiva idea?

- mi impiglio nei miei dubbi. Con la paura di affermare una certezza su di me e apparire presuntuosa, di dire qualcos'altro e avere il dubbio aver esagerato in toni o intenzioni, alla fine non dico mai quasi nulla di quello che penso davvero. Come mi sono già spesso chiesta in questo blog: affermare la propria consapevolezza di sè, quando si tratta di pregi, dove confina con la presunzione e la supponenza?

Con ciò vi saluto.

venerdì 11 dicembre 2009

What if...

Odio quando qualcuno fa vacillare le mie (poche) certezze. Siccome sono poche, appunto.
Sono poche anche le volte in cui cerco di impormi o di affermare, quantomeno di non far affondare, la mia idea. Perchè ne sono così convinta che, se sei tanto arrogante da non prenderla nemmeno in considerazione, non vale la pena discuterne con te.
Dunque, checchè mi si dica, questa volta non ho fatto nulla di male se non essere eccessivamente disponibile e sperare che questo gesto fosse ricambiato (Tranquillo è morto inculato, come tutti sanno... anche BuonoEGentile è morto inculato, ma non tutti lo sanno).
Siccome bisogna sempre prima guardare nel proprio giardino e poi criticare quello altrui, idea su cui concordo, sono qui per dire: "Miseriaccia, ho già pulito, diserbato, riqualificato, spolverato, ricoltivato il mio giardino e adesso sto fucking criticando quello degli altriii!!" (essere anglofona, alla Debra Morgan, mi aiuterebbe a evitare frasi cacofoniche come quella che precede).
Detto questo, mi è sorto un terribile dubbio.
Sono sempre stata secchioncella, quantomeno studiosa per prendere il bel voto, quante ore di studio non importava purchè il risultato fosse confortante come lo desideravo. Puntualmente ottenevo quello che volevo.
Cosa mi succede adesso? Io non ho voglia di lavorare. Sono una che non ha voglia di lavorare?
Preferisco sempre la vacanza al lavoro, il che è piuttosto ovvio, ma per capire il mio caso provate a esasperare il concetto. Io vivo nell'attesa delle vacanze, ecco. O del weekend.
Un tempo ero studiosa e mettevo tutto il mio impegno e mi piaceva perchè mi faceva sentire a posto con la coscienza, soddisfatta di me, in pieno controllo della situazione.
Non sarò mica cresciuta come una che non ha voglia di fare un cazzo, vero?

sabato 5 dicembre 2009

Ponte, bridge, holiday?

Come e quanto la semplice sostituzione di una batteria al litio possa cambiare le mie abitudini è una recente e piacevole scoperta.
Finalmente weekend, coccole e silenzio. Detesto parlare con i clienti - preferisco lavorare tutto il giorno da sola!
Naturalmente, siccome tutto il mondo fa il ponte, la mia professione non prevede vacanze mai.
Ma va bene così, se devo essere punita per qualcosa va bene che almeno mi paghino, per quanto la remunerazione sia una miseria.
Non sono già ubriaca "di prima mattina". Devo però evitare che i pensieri escano senza essere ricordati, quindi li scrivo quando emergono.

martedì 1 dicembre 2009

Life sucks.

Come da oggetto, il mio senso di ingiustizia è prepotentemente tornato a galla ricordandomi che ogni cosa che non va bene nella mia vita non dipende da me. Su nessuna ho controllo o possibilità di agire che cambino la situazione.
Il che, chiariamo, non è che lo pensi io in quanto povera vittima di ingiustizia. Il ragionamento è frutto di numerosi brainstorming con me stessa a base di "cosa faccio, cosa faccio, cosa faccio per non stare con le mani in mano e dire che almeno ho tentato?".
Ma cosa faccio contro:
- la mancanza di denaro sufficiente ad andarmene di casa;
- un divorzio non mio le cui conseguenze continuano a perseguitarmi e ferirmi;
- la situazione critica del mondo del lavoro, in cui non c'è spazio per figure come la mia;
- la mancanza di una casa in cui andare una volta uscita di casa e il divieto - imposto - di fare un mutuo (e quindi che faccio?).
Se questo è vittimismo.