giovedì 18 marzo 2010

Invidia.

Capisco tante cose, adesso. Meglio tardi che mai.
Un altro bel tassello che messo a posto nella costruzione del desolante ritratto di ciò che sono.
Io che mi credevo speciale, intelligente, brillante e diversa dagli altri.
Ecco perchè sono un animale da solitudine, io: mi è sgradevole il confronto.
Non parlo del confronto verbale. Parlo del confronto tra ciò che ho concluso nella vita io, rispetto ad altri, o tra ciò che ho avuto io, rispetto ad altri.
 
Mi avvalgo di Wikipedia per spiegarmi meglio.
L'invidia è un sentimento nei confronti di un'altra persona o gruppo di persone che possiedono qualcosa (concretamente o metaforicamente) che l'invidioso non possiede (o che gli manca).
E fin qui tutto lineare.
Essa si caratterizza come desiderio ambivalente: di possedere ciò che gli altri possiedono, oppure che gli altri perdano quello che possiedono. L'enfasi è, quindi, sul confronto della propria situazione con quella delle persone invidiate, e non sul valore intrinseco dell'oggetto posseduto da tali persone.
Quando mi prende un attacco di invidia, non desidero mai che altri perdano ciò che hanno, nè sento il bisogno di sminuirli o disprezzarli. Il desiderio è quello di possedere anch'io qualcosa. Che cosa e perchè? Lo spiega il resto della pagina wiki.
Si può considerare l'invidia come il peccato "opposto" alla superbia: mentre la superbia consiste in un'eccessiva considerazione di sé, l'invidia è caratterizzata da una bassa autostima e da una esagerata valutazione degli ostacoli e delle difficoltà. Spesso, infatti, il soggetto invidioso possiede delle buone qualità che possono anche essere riconosciute, ma non le considera sufficienti e si ritiene un incapace.
L'invidia può avere radici molto profonde nella personalità di un soggetto. Può essere stata causata da una mancanza di affetto in passato, da un'eccessiva competitività o da desideri che sono stati frustrati. Essendo le cause così rilevanti, spesso è difficile per un soggetto riuscire a risolvere il proprio problema.
Alla base dell'invidia c'è, generalmente, la disistima e l'incapacità di vedere le cose e gli altri prescindendo da sé stessi: in questo senso, si può affermare che l'invidioso è generalmente frustrato, ossessivo, manipolatore, con pochi scrupoli e talvolta ipocrita.
Sul "frustrato, ossessivo, manipolatore, con pochi scrupoli e talvolta ipocrita" mi trovo costretta a dissentire e smentire; io mi pongo anche troppi scrupoli e sono una pessima manipolatrice.
 
In sostanza, seppur sicura di rientrare in questa categoria, credo di essere un'invidiosa "incompleta". Non bramo il fallimento altrui, nè agisco in alcun modo per sottrarre benefici o creare problemi. La mia reazione è bruciare totalmente, annientarmi nella mia indivia silenziosa ("Il silenzio dell'invidioso fa troppo rumore", Khalil Gibran). La mia reazione è nascondermi sotto le coperte, con la porta chiusa, io e nessun altro che mi ricordi il mio scarso valore. Nel mio regno delle coperte, io sono la regina.

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